DATI ITINERARIO

Bologna

56 km

800 m

4 ore

Media difficoltà

590 m

tutto l'anno

CARTOGRAFIA

Carta 1:25.000 Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa

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Crinale tra Idice e Sillaro in MTB: la Via Flaminia Minor, nel Parco Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa

Tutta la fascia collinare orientale della provincia di Bologna, quella che prende il via dalla pianura e si innalza fino ai 500 - 600 metri di quota spingendosi fin sotto l’Appennino ha la pregevole caratteristica di essere accessibile durante tutto l’anno, anche quando la neve impedisce, alle quote più alte, la percorribilità in MTB. Sulle colline bolognesi risulta particolarmente evidente il sistema delle valli disposte trasversalmente rispetto alla dorsale appenninica. Tanti solchi con direzione sud - nord separati l’uno dall’altro da crinali collinari interessati entrambe, il più delle volte, dal passaggio di strade. Più importanti quelle del fondovalle, minori ma di grande valore paesaggistico e turistico quelle di crinale. Va da se che, in quest’area, l’asse viario fondamentale rimane, comunque, quello della Via Emilia, la famosa strada romana risalente al 187 a.C. Asse lungo il quale si trova Bologna. Da non sottovalutare le bellezze naturalistiche e storiche dei primi rilievi che si innalzano ad est di Bologna.  Da qui, infatti, passava la famosa Flaminia Minor, strada romana lungo la quale si svolge parte dei dell'itinerario proposto. Di grande importanza anche le bellezze naturali, che hanno richiesto l'istituzione di un'area protetta, il  Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa. Avvicinandosi a Bologna e percorrendo le colline che si innalzano a sud - est della città si entra infatti nel regno del gesso. I dintorni di Bologna e, più in generale, tutta la fascia collinare romagnola, sono interessati da questa roccia che ha avuto un’origine del tutto particolare. Circa 6 milioni di anni fa, infatti, lo stretto di Gibilterra, per cause non ancora ben accertate, si chiuse e il Mar Mediterraneo, trasformato in un enorme lago, inizio lentamente ad evaporare. Tale processo provocò un deposito dei sali marini che formarono imponenti strati di rocce denominate, proprio per la loro origine, "evaporitiche". Esempio tipico, forse tra i più importanti e palesi, di tutto questo fenomeno è il gesso, che viene appunto catalogato geologicamente come "sale evaporitico marino". Questi depositi gessosi, diffusi in tutto il bacino del mediterraneo, interessarono anche l’Italia, come è inequivocabilmente dimostrato dalla presenza, inalcune regioni, di banchi gessosi spesso molto grandi. Tra questi due tra i più importanti sono i Gessi Bolognesi e la cosiddetta Vena del Gesso Romagnola, un complesso sistema collinare che si allunga tra la valle del Sillaro e quella del Lamone, a pochi chilometri da Imola e Faenza (vedere itinerari a piedi). Il primo è stato protetto con l’istituzione di un parco regionale che si estende per 3804 ettari e che non solo coinvolge la zona dei gessi ma anche quella dei calanchi. Questi ultimi sono delle particolari formazioni, in genere assai spettacolari, in cui le acque hanno scavato, su incoerenti depositi di   origine marina, profondi canyon separati l’uno dall’altro da crinali stretti, a volte sottili lame di terra che si intersecano e si intrecciano facendo assumere al paesaggio mille forme bizzarre e mai uguali. Il Parco Regionale dei gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa rappresenta, per questo, uno dei più interessanti ambienti naturali d’Italia, ambiente che, prima dell’avvento del parco, ha dovuto subire la forte pressione antropica dell’uomo. Proprio sul crinale calanchifero tra l?idice e il Sillaro, da cui un tempo passava la Flaminia Minor, si svolge l'itinerario proposto, riservato a ciclisti allenati.

 
Dal centro di Bologna si raggiunge piazza di Porta Maggiore e da qui si prosegue su Via Mazzini e poi sulla statale n. 9 sulla quale si pedala in piano all'ingresso in San Lazzaro di Savena dove si individua, a destra, la freccia e i segnavia bianco/rossi che attraversano un parco pubblico. La pista ciclabile svolta poi a sinistra e, incrociata una strada, la attraversa continuando dritta nel verde pubblico. Si pedala in piano andando a imboccare Via Modena e proseguendo su Via Mezzini. Arrivati su Via Palazzetti la si segue fino alla strada che, a destra, sale verso Pizzocalvo (Via Fondè). Si sale su questa e, ad una curva a destra, si va dritti sul sentiero che passa davanti alla Chiesa di Pizzocalvo per poi scendere su strada ad un trivio. Si piega a destra su Via Montebello, salendo leggermente fino a che, dopo 700 metri, la strada si biforca. Si prosegue diritti sulla larga sterrata che di lì a poco raggiunge le sponde del Torrente Idice tenendosi sul fondovalle ed offrendo buoni spunti paesaggistici sulle tormentate colline profondamente incise dalle acque. La carrareccia prosegue senza dare particolari problemi di orientamento per più di 5 km, fino al ponte nei pressi di Mercatale. Trascurando il ponte si continua a destra sulla lingua d'asfalto che transita nei pressi di una zona di capannoni e giunge ad un bivio. Lasciato l'asfalto si prende dritta la pista ciclabile e pedonale che va a superare l'Idice su tretta passerella e giuge alla strada asfaltata. La si prende a destra e la si segue toccando tanti piccoli centri. Arrivati a Monterenzio si segue la provinciale che corre lungo l’Idice ancora per circa 2,5 km facendo quindi attenzione, in località Savazza, sulla sinistra per individuare i segnavia del sentiero n. 809.
 

 
Questi salgono su asfalto e, dopo 200 metri, si va a destra su Via Portola che di lì a poco diviene sterrata. Attraversando aperte zone collinari si prende quota mentre il panorama si allarga soprattutto sui rilievi antistanti, dominati dalla evidente sagoma del Santuario del Monte delle Formiche.
 

 
Superata una prima casa colonica la pista, sempre facile da seguire, porta al collinare crinale tra il Rio Molinetto e il Rio Savazza. Seguendolo si toccano le case di Portola (Vecchia e Nuova) e quindi, con un ultimo strappo in salita, si confluisce sulla più importante sterrata che corre sul crinale principale.
 

 
Questa è stata identificata come il tracciato corrispondente all’antica Flaminia Minor (per notizie vedere introduzione al capitolo 4) e quindi segnalata in bianco/rosso n. 801. Sulla pista si volta a sinistra cominciando ad attraversare il territorio di Monterenzio, caratterizzato da grandi prati fioriti e piccole zone boscate. Superato il caseggiato di Borsedola, che rimane sulla destra (documenti attestano che qui, nel 1315, vi era un "albergum" con funzioni di ospizio lungo l’antica "Via Flamenga") e proseguendo sempre sulla via principale in breve si confluisce sulla strada asfaltata proveniente da Monterenzio. Presa a destra questa scende per prati e, dopo 1 km, incrocia, sulla sinistra, una malandata pista sterrata su cui sono visibili i segnavia del sentiero n. 801 (cancello metallico).
 

 
Si segue quest’ultima andando ad attraversare una eccezionale zona calanchifera. Qui, tra le incoerenti argille, l’acqua ha scavato profondamente creando canyon dalle mille forme e dimensioni.
 

 
La via, ora più stretta, passa proprio sul grigio crinale di alcuni calanchi iniziando poi una faticosa salita.
 

 
Dopo essersi fermati ad ammirare le singolari formazioni geologiche, si riprende a salire, ora nel bosco nel bosco. Lasciata a sinistra una pista di uguale importanza si sale decisi uscendo dal bosco in un aperto prato attraversato il quale si supera una sbarra e si arriva su una strada. Questa, presa a destra, dopo 300 metri è ad un altro bivio. Si va a destra (sentiero n. 801), sulla via minore sterrata che scorre quasi in piano, nel bosco rado di querce. La via, facile da seguire, arriva ad alcune case e ad una strada asfaltata in località Ca del Vento.
 

 
Si va asinistra, su asfalto, godendosi gli aperti panorami e i soleggiati prati fioriti di Volpera (continua a PAG. 2).

 

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